Circuito motociclistico di Cervia - Milano Marittima

La Romagna, si sa, è terra di motori. E anche Cervia doveva tenere viva questa tradizione. Così, nel cuore degli anni 60, le strade della città e di Milano Marittima venivano trasformate in un circuito motociclistico, coi campioni di quei tempi, da Giacomo Agostini a Renzo Pasolini. Era un po’ come veder sfrecciare sotto casa Valentino Rossi.

La manifestazione “Circuito Motociclistico di Cervia - Milano Marittima” si tenne dal 1964 al 1970 e nacque pochi anni prima da un’idea dell’allora presidente dell’Auto moto club, Oliviero Neri, che coinvolse subito Quinto Lugaresi e Pietro “Piron” Dal Pozzo e altri amici. Per organizzarla, però, servì molto tempo: la burocrazia è un male che l’Italia non si è mai scrollato di dosso. La prima gara fu corsa il 12 aprile del 1964: il tracciato misurava 3400 metri (poi allungato nel corso delle altre edizioni) ed aveva quattro curve ad angolo retto, due varianti a S ed una chicane alla rotonda di viale 2 Giugno. Aveva inoltre un lunghissimo rettilineo su viale Matteotti, dove c’era il traguardo. A correre le classi 125, 250, 500, poi nelle edizioni successive si aggiunsero anche le classi 50, 350 e addirittura i sidecars.

L’appuntamento fu subito un successo, se non altro era un’occasione per vedere in azioni piloti come Giacomo Agostini (si racconta che facesse le prove di notte coi fari accesi per trovare dove l’asfalto era malmesso), Renzo Pasolini, Mike Hailwood, Tarquinio Provini, i fratelli Villa e Phil Read. Senza dimenticare che si potevano toccare con mano bolidi italiani e stranieri: dalle mitiche MV Augusta alle Ducati, dalle Benelli alla Morini, alla Gilera, passando per le giapponesi Honda, Yamaha e Suzuky. Tra l’altro, proprio per raccontare quelle gare, per la prima volta una troupe televisiva venne in città. Il circuito fu dedicato a ‘Lorenzo Seragnoli’, un giovane bolognese morto per una grave malattia: i genitori frequentavano Milano Marittima e in memoria del figlio sostenevano anche economicamente l’evento. La manifestazione fu chiusa per l’alta pericolosità, anche sulla scia di incidenti mortali che avvennero in altri circuiti cittadini italiani. Da ricordare che l’evento rientrava nella “Mototemporada Romagnola’, l’insieme delle gare che si svolgevano in quegli anni su tracciati in Romagna.

Ricorda Sante Crepaldi: “Il 10 aprile del 1966 fu una giornata terribile, la pioggia batteva incessante, i piloti cadevano come birilli con le motociclette, era impossibile fotografarli. Poi ci fu anche un drammatico incidente: un meccanico fu investito da una motocicletta e morì. Non lo dimenticherò mai”